Abbiamo visto come in tema di arredamento interno di una casa sia indispensabile e fondamentale dare importanza al fattore relativo all’illuminazione della stessa. Ci siamo anche soffermati a studiare e a capire come ogni singolo ambiente abbia bisogno di un determinato tipo di illuminazione rispetto ad un’altro, classificandone così i diversi tipi di wattaggio necessari a tutti i vari ambienti presenti all’interno dell’abitazione stessa.
Sempre a proposito del tema illuminazione, andremo oggi a soffermarci su di un altro aspetto, ossia quello relativo ai vari metodi di misurazione della luce emessa con i lumen. Di metodi ne esistono di svariate tipologie, ma prima di approfondire l’argomento è necessario capire con esattezza cosa siano i lumen. Da definizione il lumen non è altro che l’unità di misura del flusso luminoso, cioè la potenza percepita dalla luce stessa, che è possibile definire in parole povere l’equivalente fotometrica del vecchio watt.
Bisogna però, a tal proposito fare una ulteriore differenza tra il lumen ed il lux. Entrambi sono due unità di misura riferite alla luce, ma i primi fanno riferimento all’illuminamento stesso in relazione alla densità, i secondi invece fanno riferimento alla quantità di luce emessa. Dopo aver fatto questa piccolissima premessa, andremo a scoprire come il lumen stesso sia in strettissima relazione in tema di misurazione della luce con un altro elemento che fa parte delle sette unità di misura definite dal sistema internazionale, ovvero la candela.
Secondo una regola ben precisa di cui esiste una specifica formula, 12 lumen equivalgono ad 1 candela. Solo dopo aver fatto quest’altra differenza potremo scendere nel cuore dell’argomento stesso. Parlando di lumen bisogna prestare attenzione alla classificazione degli stessi che saranno distinti tra lumen iniziali, lumen medi o lumen teorici. I primi ovvero i lumen iniziali, servono a definire la quantità di luce emessa dopo la sua stabilizzazione.
I secondi ovvero i lumen medi chiamati anche lumen teorici, servono a definire la quantità di luce che la sorgente stessa dovrebbe essere in grado di emettere per tutto il periodo di validità stimata per la stessa, che varierà man mano che l’utilizzo della lampada si evolva nel tempo provocandone l’invecchiamento. Per riuscire quindi a misurare la luce emessa dai lumen necessaria ai vari ambienti, possiamo affermare che la stessa varierà a seconda della tipologia di ambiente dove la stessa andrà collocata, ed in base a questo riuscire a stilare una perfetta classificazione.
Parlando ad esempio delle lampadine ad incandescenza, si può affermare che riescono a trasformare un watt in 12 lumen, quindi da quanto detto potremmo affermare che 15 watt trasformano circa 120 lumen, 25 watt 210 lumen e così via. Detto questo passiamo a vedere effettivamente quali metodi abbiamo a nostra disposizione per la misurazione dei lumen sopra descritti e prendiamo in esame il fotometro.
Esso è uno specifico strumento atto appunto a misurare la luce stessa, che andrà a definirne effettivamente la sua intensità attraverso un metodo particolare che consisterà nel far passare il raggio di luce stessa attraverso un particolare filtro che come detto sarà percorso dal fascio luminoso stesso di cui vogliamo definire i valori. Solitamente i fotometri usati sono di tipo digitale.
Esistono però oltre a questa tipologia anche dei metodi che sono da definire artigianali rispetto al primo, ma che consentono comunque di misurare la luce, va sottolineato che si mostreranno sempre relativi e quindi non andranno mai a dare dei valori precisi. Tra questi va ricordato il famoso fotometro a diffusione Joly che prende il nome dal suo ideatore, è usato in particolar modo per capire quale lampadina scegliere tra i vari modelli in base all’emissione della luce, in tema quindi di efficienza ma pur sempre tenendo conto del fattore consumo energia.